Roma – “La malattia rara – lo dice il nome stesso – è una malattia che colpisce poche persone, quindi ci sono vari ostacoli nello sviluppo di farmaci per queste malattie”, ha spiegato il prof. Paolo Rossi, Direttore del Dipartimento di Pediatria Universitario-Ospedaliero dell’ IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù – Università di Roma Tor Vergata e membro del Comitato Scientifico dell’Osservatorio Terapie Avanzate.
“Il primo ostacolo è di tipo economico, perché chiaramente il guadagno che le case farmaceutiche possono fare su questo tipo di farmaci è minore rispetto ai blockbuster o a qualunque altro farmaco. Poi c’è un altro problema, di tipo strutturale: come disegnare gli studi. I pazienti, infatti, sono pochi, e quindi è difficile realizzare studi che possano permettere di valutare l’efficacia dei farmaci. Per questo bisogna creare delle reti, sia di pazienti che di strutture cliniche capaci di fare queste sperimentazioni”.
Pediatra e immunologo, il prof. Rossi si è occupato da sempre di condizioni particolari come le immunodeficienze primitive, in cui le terapie avanzate hanno rappresentato una svolta: soprattutto la terapia genica, come nel caso dell’ADA-SCID, al cui studio lo stesso Rossi ha contribuito. Ma se la ricerca è fondamentale, lo è anche la comunicazione: “Vale quasi più di una buona idea scientifica. Nel nostro mondo la comunicazione è tutto: dalle cose più semplici a quelle più complicate, tutto passa attraverso un messaggio che la popolazione deve recepire, e se questo non è corretto o non è inviato da persone esperte, otteniamo risultati contrari a quelli che avremmo voluto. Uscendo dall’ambito delle malattie rare, basta vedere quello che è successo nell’ambito della comunicazione sui vaccini”.
L’intervista è stata realizzata durante la cerimonia di premiazione della VI edizione del Premio OMaR per la Comunicazione sulle Malattie e i Tumori Rari, che si è svolta lo scorso 28 febbraio a Roma, presso l’Ara Pacis.
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