Durante la cerimonia di premiazione della VI edizione del Premio OMaR, svoltasi lo scorso 28 febbraio a Roma, presso l’Ara Pacis, è stato assegnato alla giornalista Adriana Bazzi il Premio Categoria Stampa e Web per il suo articolo “Taglia & Cuci del DNA. Purché nelle mani giuste”, pubblicato su Il Corriere della Sera.
Il riconoscimento le è stato conferito per il rigore con il quale ha raccontato lo stato dell’arte di alcune nuove tecniche biomediche che stanno alla base degli approcci terapeutici sperimentali più avanzati, come il genome editing.
“Sono contenta di aver ricevuto questo premio prestigioso – spiega la giornalista – perché coinvolge un tema d’avanguardia, che è quello della possibilità di manipolare il DNA. Devo ringraziare anche il giornale per cui scrivo, Il Corriere della Sera, poiché dà spazio a questo argomento difficile ed importante da comunicare perché, non solo svela i progressi della ricerca scientifica, ma anche pone una serie di questioni etiche che il pubblico dovrebbe conoscere. Il mio articolo parla della possibilità di manipolare il DNA su se stessi: ci sono persone che fanno queste sperimentazioni sulle proprie cellule, per aumentare la forza muscolare. Ma queste tecniche, come ci hanno informato dalla Cina recentemente, vengono usate anche sugli embrioni: questo significa modificare delle caratteristiche che poi vengono trasmesse alla prole e il risultato potrebbe aprire scenari interessantissimi per la cura delle malattie, ma anche porre problemi etici di estrema rilevanza”.
“Penso che ora dobbiamo ragionare su nuovi modi di comunicare, ad esempio attraverso i social media, perché attualmente l’informazione passa ancora sui media tradizionali, ma i giovani, che saranno i pazienti di domani, oggi non leggono più i giornali o i siti tradizionali: vanno a cercare informazioni su YouTube. Le nuove generazioni di giornalisti quindi – conclude Adriana Bazzi – devono imparare ad usare i nuovi media e ripensare le regole di un giornalismo che sfrutta queste nuove possibilità, senza però dimenticarsi dell’importanza della verifica delle fonti, per contrastare il fenomeno sempre più dilagante delle fake news”.
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